Adoro Jack Kerouac. Ho letto per la mia volta “Sulla strada” da ragazzina, spinta da mio fratello. Ammetto di aver capito solo in parte il libro, certamente non i riferimenti agli eccessi dei personaggi, non sapevo cos’era la Beat Generation, ma quel libro mi ha aperto un mondo che mi piaceva. L’ho riletto molte altre volte, immaginavo il malessere dei protagonisti, il rifiuto di una vita fatta di routine, le droghe.
Ed ecco che la famosa frase:
Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare.
ha cominciato ad appartenermi sempre di più.
Sentivo e sento tuttora quel bisogno, tipico di ogni viaggiatore, di partire. E’ uno stato d’animo constante, una irrequietudine che ti porta a pianificare il prossimo viaggio già mentre stai tornando da quello appena fatto, a leggere, a sognare, a cui segue un senso di benessere totale quando finalmente riesci a partire. E la strada è proprio il mio ambiente naturale. I miei viaggi on the road sono quelli che ricordo con maggior piacere, perché mi danno un senso di libertà assoluto.
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